sabato 3 marzo 2007

Bilancia

BILANCIAUn progresso squilibrato non potrà mai essere vero progresso; questo sarà possibile quando si ridurranno i fossati fra i gruppi sociali interni alle nazionalità ed i fossati fra le varie aree geografiche, quando si creerà un dinamico equilibrio generale che non trascurerà il rispetto per l'ambiente, l'obbligatorio rispetto per tutto quello che ci consente di vivere.

MODERNITA'

Con Hegel si chiude l'epoca, l'epopea dei grandi sistemi filosofici; dopo nascono le filosofie della "esistenza" e le filosofie della "prassi".
Lo "spirito del mondo", la "ragione del mondo" forse sono state sempre supervalutate. Si possono considerare determinanti a formare i "presupposti spirituali" i vari e variabili mutamenti materiali con le loro vitali necessità; queste cambiano le cose ed incidono profondamente sul corso della storia dell'intero pianeta.
A questi aspetti "sociali" bisogna aggiungere quello che possiamo chiamare "spirito di conoscenza" che causa l'inarrestabile tensione verso una conoscenza della realtà fisica, del maggior numero possibile delle sue inesorabili leggi che si allargano a tutta la realtà cosmica; avvicinarci, per quanto umanamente consentito, ad una percezione della concreta essenza del tutto.
Quanto detto è uno spunto, un invito a riflettere, profondamente, determinatamente, sulla necessità o meglio sull'obbligo ineludibile di tentare costantemente di armonizzare gli aspetti sociali con l'essenza del tutto.
Non possiamo continuare a vedere il mondo come lo si vedeva qualche secolo, qualche millennio fa.


AVVISO AI NAVIGANTI

La semplice osservazione dei fatti storici dell'umanità ci dice che sempre ed in tutte le aree geografiche la vita delle singole persone è stata diretta da gruppi limitati che hanno, in vari modi, conquistato potere decisionale, associato a notevoli quantità di beni economici; in effetti poche persone hanno rubato dignità e beni materiali alla stragrande maggioranza dei "sudditi", adducendo doti, personali e di gruppo, di
impossibile accettazione. Con le cosidette conquiste democratiche di quest'ultimo periodo la situazione è cambiata, anche se di poco, purtroppo.
Tutti i "comandanti" pro tempore di oggi continuano ad addurre doti di particolare intelligenza, spiritualità, managerialità, come se fossero tutti, molto più di altri, adatti a governare, come se le doti personali di intelligenza e capacità fossero infinitamente più luminose di quelle di un lavoratore metalmeccanico od edile, di un artigiano o commerciante, di un addetto alla rimozione dei rifiuti o di un infermiere. Tutti costoro se avessero beni economici ed interessati sostegni di gruppo, quasi sicuramente potrebbero fare meglio dei tanto osannati capi.
Non svalutiamo i nostri autentici valori correndo dietro alla loro superbia e ricordiamo loro e ricordiamoci che hanno giurato di essere al "servizio del popolo" e stimiamoli soltanto se lo meritano veramente.
Bisogna lottare ogni giorno personalmente ed estesamente per ottenere una libertà che permetta di vivere senza coercizioni esterne, ACQUISTARE L'INTIMA CONSAPEVOLEZZA DEL PROPRIO VALORE, pretendere i giusti diritti, essere in pari dignità con tutti i naviganti.

SUB SPECIE AETERNITATIS

L'uomo è al centro di una complessità immensa (constatazione di estrema facilità);
possiamo distinguere questa in due filoni fondamentali.
1) La complessità propria dell'umanità con la sua storia ultramillenaria e con le idee, le visioni del mondo, variabilissime nei dettagli, di ogni singolo essere umano, spesso conglobate in sistemi molto ampi di arduo studio e difficoltosa sintesi. I tentativi di semplificazione sono sempre limitati, parziali, spesso disastrosi; una parte consistente della complessità è determinata da comportamenti umani di evitabile negatività.
2) L'altro filone comprende tutta la complessità della casa dell'uomo, inserita in una immensità che travalica smisuratamente l'intelligenza umana, che con gradualità e fatica cerca, per quanto possibile, di esplorare e comprendere.
Questo secondo filone raramente è stato tenuto in considerazione e l'importante influenza sui fatti umani difficilmente è stata presente nelle visioni e nella ricerca delle cause determinanti tanta parte dei comportamenti sociali.
Sarebbe il caso di tornare, con i necessari aggiornamenti, a quello che Spinoza chiamò sub specie aeternitatis in modo da poter cogliere una visione totale del tutto, l'inarrestabile divenire, l'insieme, tutte le connessioni, la totale unità.
Forse bisognerebbe invertire il metodo analitico, partire dalla totalità per cercare un nuovo inquadramento del particolare, dell'effimero, il dinamismo del contingente.
Non tralasciare di inserire le singolarità, le loro armoniche concatenazioni, la proporzionata concordanza nel sublime, mistico equilibrio della totalità.
Avere l'umile coraggio di depositare tra i rifiuti la superbia, la millantata gloriosa posizione del re del creato (che poi è soltanto la Terra, piccolo granello dell'universo); non perdere il senso della misura, cercare di avere sempre presente che esistono altre realtà al di fuori del nostro quartiere, che il grande sviluppo attuale delle comunicazioni, sia dirette, personali che mediate dai mezzi tecnici di trasmissione in tempo reale di idee e fatti, ci obbliga alla correzione della miopia di visioni di per se sclerotizzate. Non abbarbicarsi a vedute, concezioni imposte dai numerosi testi "sacri" che circolano su tutto il pianeta, convincerci che l'onesto ragionare di ognuno di noi può essere più libero e corretto rispetto quello esposto secondo idee preconcette e schemi spietatamente contradetti dal progredire delle conoscenze rigorosamente controllate.
Tenere ben saldo il bandolo che permette di percorrere un regolare tragitto, in umiltà, tra le reali complessità, un tragitto guidato dalla fiamma degli ideali di amore e conoscenza.


D O M A N D A
Considerando che si parla tanto di grande intelligenza umana, di civiltà, giustizia e di tutti gli altri alti valori morali e sociali, vorrei mi si spiegasse come sia possibile l'immenso, diffuso divario tra chi possiede tanto, tantissimo e chi poco o nulla, smarrendo, per di più, l'intrinseca dignità.

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