Pubblicato su Sovvertitor di cuori e
di costumi nel 2005
STABAT MATER
Ventiquattro di settembre
Millenovecento settantanove
Solo pochi decenni
Il tempo che è passato
Non millenni né secoli
Velano la memoria.
Non ancora la nebbia degli anni
Riduce l’ignominia
Rende flebile l’urlo di dolore
La collera a forza repressa
Nella piazza di Chajul
Piccola comunità umana
Meravigliosa esemplare unione
Di persone e natura
In terra di Guatemala
Terra depredata
In unità alle altre genti
Alle altre antiche civiltà
Che sotto i cieli delle Americhe
Soffrivano e godevano la vita.
Petrocinio tenera pianta
Di poche primavere
Attivo catechista
Agonizza solidale
Con gli altri sventurati compagni
Disumanamente privati anche di un
piccolo segno
Pietoso di un cireneo
Di una Veronica.
Tragico palcoscenico
Per forzati impotenti spettatori
Inorriditi parenti e conoscenti
E la dolorosa madre.
Quindici terribili giorni
La via crucis di Petrocinio
Atroci le sevizie
Meticolosamente preparate le
sofferenze
Prove per il funesto spettacolo
Con i Kaibeles addetti
Al sanguinante sipario
Che apre e chiude
Orrido flambè
La soluzione finale.
Tutto è consumato
La madre dolorosa
Non più sta
A piangere il figlio
Può tornare a casa
Prepararsi alle atrocità
Che presto
Subirà lei stessa
Mi sembra necessario per un’
articolata utilizzazione della intelligenza umana anche se inequivocabilmente
modesta, cercare in un percorso di stringato equilibrio di inquadrare
avvenimenti e riflessioni che cercino di seguire determinati percorsi nella più
coerente ed equilibrata impostazione. Quanto detto non dimenticando mai le
umane possibilità circoscritte in perimetri sempre ridotti anche se passibili
di approfondite deduzioni.
Tragica la descrizione di un avvenimento che
dimostra dolentemente ignobili comportamenti riscontrabili in numerose
dittature. È difficile, però, trovare nella letteratura e nella storia
comportamenti di gruppi umani in esecrabili dittature che possano essere accostate
al comportamento dei kaibeles, criminale braccio operativo della dittatura
guatemalteca. La differenza tra l’immensa criminalità dei kaibeles
guatemaltechi con la dolorosa ignominia impartita a Petricionio Menciù e i suoi sventurati compagni è immensamente
diversa per durata e per crudeltà da potere essere paragonata alle dolorose ma
brevi sofferenze subite dal Cristo
concluse con la crocifissione. La differenza che non è cosa da poco sta nel
fatto che Petrocinio e compagni sono esseri insignificanti mentre il Cristo
nella concezione di quella precisa religiosità è contemporaneamente uomo e Dio.
La via crucis conclusa con la morte per crocifissione è stata nei millenni
scorsi ininterrottamente valorizzata per la precicua differenza già detta.
Profondamente riconosciamo che le qualità delle varie manifestazioni artistiche
connesse con la morte del Cristo sono quasi sempre manifestate con artisticità
di elevatissimo valore. Quanto detto purtroppo conferma la sottovalutata
sofferenza di un insignificante essere umano anche se nei fatti e nella
sostanza è una creatura della eterna immensità. La concretezza umana di
Petrocinio Menciù non può trovare
riscontri nella costruita duplice natura del Cristo che è e rimane anche egli
una creatura della eterna immensità. La grandezza umana del Cristo e i suoi
umani anche se brevi patimenti resta intangibile. Importante anche il
partecipato dolore della madre. Per obbiettiva connettività non trascurabile
tuttavia la drammatica, dolorosissima sorte subita dalla madre di
Petrocinio. Nel proseguo delle
criminalità dei kaibeles , ignobilmente disumane, disumanità difficilmente
raggiungibili, dopo incredibili sevizie, la madre sotto un albero ha agonizzato
subendo ignobili comportamenti da parte dei custodi e dopo morta pasto per
animali selvatici.
Il presidio sul cadavere è perdurato
fin quando non è rimasto nemmeno un piccolo frammento delle ossa di quella
sventurata madre. Quanto detto può dare spunto a numerose riflessioni.
Confidiamo nella perspicacia e nella attenzione dei lettori che possano
sviluppare equilibrate riflessioni e approfondimenti su ciò che succintamente è
stato detto.
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