Da una
quindicina di anni a questa parte eminenti personalità di varie estrazione si
affannano a dire la loro su quella terribile frase contenuta nel Pater Noster.
Non è assolutamente il caso di essere coinvolti in questa diatriba. È di
estrema, di insopportabile evidenza che
questa frase fa parte della risposta che Cristo da quando gli si chiede una
modalità di preghiera richiesta espressamente per pregare, così come
documentata nei Vangeli di Matteo e Luca. Ancora oggi la Chiesa nella sua ritualità
mantiene inalterata quella frase che inserita nella limitata intelligenza umana
è semplicemente obbrobriosa per l’umanità poichè niente e nessuno è evidente
può mai insultare l’Eterno. Qualsiasi blasfemia ricade su chi la pronuncia.
Questa blasfemia a tutt’oggi nella ritualità cattolica ricade sulla stessa
chiesa cattolica che continua a riproporla, per di più enfatizzata con la
scenografica implorante alzata delle braccia verso il cielo.
Purtroppo i
comportamenti rituali adottati dalla Chiesa sono piene di gravi
inaccettabilità. Per limitarci alla via crucis e alla successiva crocifissione,
quante gravissime imprecisioni sono costantemente ripetute. L’iconografia
ufficiale della via crucis non corrisponde per nulla alla storicità dei fatti;
il condannato portava su Golgota soltanto la parte trasversale della croce mentre
quella verticale restava costantemente sul luogo della crocefissione. La
crocefissione era la pena più grave nell’ordinamento romano, nell’ebraismo si
condannava il reo con la lapidazione. Il condannato non veniva secondo la
modalità romana, inchiodato ma legato. Da un punto di vista molto pratico che
necessità ha la chiesa a descrizioni che non coincidono con la romana ritualità delle procedure? Di guardia
ai crocifissi rimanevano soldati romani. Mi sembra opportuno non continuare su
questa strada pertanto mi fermo qui chiudendo il tutto.
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