Ogni essere
umano deve trovare nella profondità del suo essere, nel grandissimo dono divino
dell’intelligenza e razionalità, la forza di diradare la nebbia della così detta
fede, l’accettazione comodamente acritica di verità che non trovano alcun
riscontro nei fatti, fatti che fanno risaltare l’impossibilità realmente
concreta che racconti e credenze si siano verificati come pervicacemente ,
ossessivamente ci si affanna a farci credere; la “santa “ignoranza che ci
raccontava eventi e relative sub costruzioni si sta dimostrando, con il
progredire delle conoscenze reali, autentica ignoranza e non è certamente superbia
tentare faticosamente di avvicinarci quanto più possibile alla verità. Si
dovrebbe ritenere gravissima superbia l’autoconsiderarsi degni di essere al
mondo incarnando l’immagine divina (certe realtà possono non piacere). Dovremmo
riconoscere l’esistenza di un profondo rapporto improntato non a querule
richieste, ad inutili offerte, a barbarico cibarsi di agnelli sacrificali, ma intensa
anche se impari simpatia, scambievole anche se squilibrato rapporto d’amore,
immediata e senza intermediari superflui, presenza misticamente totalizzante la
sacra materialità umana, infinitesima parte della divina santità..mein ist
Himmel und Erde an meinen Werken kennst du mich (C.Furchtegott Gellert).
Studiare, interpretare , descrivere oggi l’immenso complesso della realtà non è
possibile farlo soltanto intuitivamente come si è sempre fatto nei millenni che
abbiamo alle spalle; l’intuizione, la grande intelligenza umana è purtroppo
drammaticamente limitata. Questa constatazione incontrovertibile stende una
sensazione di grande umiltà su certe arroganze ed orgogliose considerazioni che
hanno alimentato le menti di un alto numero di filosofi e teologi. L’intuizione
umana può servire soltanto per comprendere un mondo visto in sole tre
dimensioni, in un tempo che scorre solo in certo modo, senza nessuna
possibilità di riuscire a fondere intuitivamente i due concetti di spazio e
tempo per cementarli come un tutt’uno. Questa nostra naturale incapacità ci ha
messo molto spesso a commettere gravi errori di interpretazione, di dedurre una
serie di concetti che è difficile far combaciare con i dati di fatto reali; i
rigorosi studi, nel profondo dei fatti naturali, marchiati dai parametri matematici
di altissima verificabilità, ci hanno insegnato che i nostri schemi mentali non
ci consentono di convalidare concetti che in questa luce possono considerare
fossili di razionalità. È da superbi e ciechi totali pensare che la razionalità
umana sia ai massimi gradi delle possibilità dell’universo; non possiamo minimamente immaginare le possibili
realtà che sono fuori della nostra Terra; rendiamoci conto che l’umanità è il
massimo possibile nel nostro mondo. Qualsiasi vero e rigoroso studio, qualunque
sia il suo campo di studi, non può permettersi di non conoscere, oltre i
capitoli del suo settore, almeno le più elementari acquisizioni della scienza
pura, dell’astronomia e cosmologia, al fine di evitare grossolani errori di
prospettiva, anche se la realtà che fisicamente ci circonda è di una
complessità enorme e le continue acquisizioni pongono più domande rispetto alle
risposte che danno. Un amico teologo osservava e soppesava una grossa pietra e
rifletteva considerando che quella pietra esisteva perché un essere umano, il
pensiero, l’intelligenza, l’anima del mondo si degnava di formare l’idea della
sua esistenza; bisogna osservare che il teologo in questione con tutta la sua
intelligenza, con tutti gli studi che avevano formato il suo sapere, non aveva
la minima conoscenza della intima, fisica essenza della pietra, sia per la
natura più profonda, che non poteva essere percepita intuitivamente, perché questo
intuito non poteva arrivare all’essenza di quell’insignificante pietra, l’immensa
estensione del vuoto interno, il vorticoso moto delle particelle interne; in
sintesi una gravissima aberrazione da semplice ignoranza. È questa sostanzialmente
la posizione di studi che sono compresi nel grande calderone della teologia. Il
problema religioso si può comprendere tra due estremi di impossibile incontro;
da una parte i così detti atei, accompagnati da quelli che considerano la
problematica religiosa qualcosa che non li riguarda, qualcosa di cui si debbano
interessare i religiosi di professione. Dall’altra i praticanti, coloro che hanno fede, con tutta la gamma di
posizioni cha vanno dall’integralismo più disumano alla tiepidezza......continua
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