Con Copernico, Galilei, Newton si era pervenuti ad una prima grande
sintesi della cultura scientifica, un nuovo quadro del conoscibile e
relative influenze sulla totalità della società umana, che avrebbe
dovuto portare al progressivo sovvertimento di idee e comportamenti
che avevano imperato per le insufficienti e mal valutate conoscenze.
Quelle preziose conquiste, per vari motivi (alcuni molto ovvii), non
hanno trovato rapporto adeguato con pragmatici comportamenti
sociali e con una razionalità che tenesse conto della diversa posizione
di cui si veniva a conoscenza.
Dovrebbe esser tempo ormai, tentare di avere alla luce delle
notevoli quantità di dettagli conoscitivi, che oggi possiamo
utilizzare, una visione generale di tutto l’insieme che è in noi ed
attorno a noi; osservare la realtà meglio percepita, da angoli visuali
inconsueti, cercare, rivoltare, separare, eliminare, tentando di trovare
le grandi e piccole verità e valorizzare quello che, dopo ripetuti
controlli e valutazioni, si ritiene accettabile. Al compimento delle
faticose elaborazioni, predisporre il terreno adatto alla costruzione di
un edificio con strutture più durevoli, migliore abitabilità, ed un
panorama che consenta il massimo allargamento della visione prima
non possibile. Per la personale valorizzazione dei progressi della
conoscenza, è indispensabile che si inserisca nel proprio corredo
cognitivo le conoscenze generali, almeno con la sintesi possibile per
ognuno, dopo il necessario lavorio critico, senza timore di respingere
quello che si vorrebbe fare accettare come altamente giusto,
veritiero ed immutabile. Questa fase purtroppo è difficile da
realizzare (almeno per un’alta percentuale di persone) perché le
qualità necessarie per valutazioni ed azioni efficaci, subiranno
operazioni di svilimento e di mantenimento ai livelli più bassi, da
parte di coloro che hanno le possibilità e gli interessi per farlo.
Qualità necessarie per opporsi a presunto altissimo sapere, insensibili
egoismi, superbie inaccettabili, comode assuefazioni; si persisterà
anche nel convincere che l’essere umano è impastato nel male, e
questo per necessità bisogna tollerarlo, poiché naturalmente
ineliminabile. Si tenterà di approfondire più avanti il problema del
male.
Dovremmo, o meglio dobbiamo, per equilibrio intellettuale e spirito
di conoscenza, considerare ciò che è al di là del nostro ambiente
abituale, quello che mal conosciamo e che, nei personali limiti,
potremmo conoscere meglio. Tenere presente che la società umana, è
avvolta in una rete di concezioni e comportamenti molto differenti
anche in seno a comunità ristrette, comportamenti spesso molto
lontani dai personali modi di pensare ed agire; microcosmi
multiformi sovente vincolati da catene di sufficienza e superbia, in
mano a poteri di forte impatto che si considerano detentori di verità
e di grandi meriti. Chi non apprezza o disconosce queste doti,
necessita (molto evidente) di aiuti e direttive da seguire con
tranquillo adeguamento. Possiamo verosimilmente supporre che
già in epoche preistoriche, in ridotti raggruppamenti umani, qualcuno
con una più vivace apertura mentale (un poco più “furbo”) si sentiva
in dovere di guidare il gruppo. Per il bene di tutti stabiliva la propria
supremazia, facendo comportare gli altri conformemente al suo
illuminato parere. Col passare del tempo (è la Storia) questi vagiti
societari si ampliavano, si irrobustivano creavano le comunità
nazionali, per arrivare, ci siamo quasi, al villaggio globale.
Le diuturne vicende dell’intera umanità devono tener conto di quello
che esiste accanto l’umano, che nell’armonico divenire determina
l’equilibrio dell’insieme vivente e fisico e riconoscere umilmente,
che di questo insieme siamo solo una parte; non dimenticare il dato
di fatto indubitabile che il pianeta che abitiamo è un piccolissimo
frammento dell’universo.
Siamo solo modeste particelle, ma da tempo immemorabile abituati a
considerarci il Massimo; questa quasi compassionevole superbia è
lievemente corretta dall’ammettere la perfettibilità.
Proviamo a trovare una strada che porti ad una coscienziosa, lucida
ristrutturazione del nostro ruolo e della nostra intelligenza, nella
precisa ed indiscutibile constatazione che l’uomo, per naturale
limitatezza, conosce e potrà conoscere solo alcuni frammenti del
quadro della totale concretezza esistente.
Scegliere tra tante, quelle tessere che riteniamo più importanti per
comporre un accettabile mosaico che possa prospettarci una corretta
via, per un ampliamento di una conoscenza adeguata e compatibile
con la nostra razionalità e per i consequenziali comportamenti.
Le conoscenze fisiche coordinate dal pensiero, che rapporto possono
avere con le immensità delle realtà che sono oltre l’orizzonte della
nostra conoscenza? Che impulso possono determinare verso altro
umano conoscibile? Questo impulso può essere chiamato cognitio
rerum oppure filognosia? --- Il termine, il concetto filognosia
potrebbe essere usato, con una certa frequenza, accanto a filosofia,
concetto importantissimo che per millenni ha illuminato la
razionalità, anche se con sottofondo di superbia. Filognosia, con
chiara umiltà, maggiore aderenza all’umano conoscibile, può
significare migliore coerenza con un quadro più allargato e
dettagliato della visione attuale. --- Le ipotesi conoscitive
prospettabili, verosimilmente, non potranno trovare una solida ed
affidabile base per la grandissima e preziosa serie di laboriose
miniature, paziente e creativa operosità, innumerabili dettagli; niente
e nessuno, non illudiamoci, ci da la solida roccia su cui costruire la
fondamentale conoscenza del nostro esistere. Il grande lavoro della
scienza con le relative certezze, non potrà dare ciò che vorremmo;
le certezze “scientifiche” di oggi quanta certezza conserveranno nel
prossimo futuro?
Una base possibile, relativa, si può trovare nella semplice
constatazione del nostro esistere e nella necessità, pragmaticamente
etica, di un equilibrio tra il singolo, il resto dell’umanità e l’ambiente
che permette la vita; essenziale la consapevolezza di una parzialità
immersa nella totalità. Importantissimo il lavoro svolto con
impegno da tutti coloro, “gli intellettuali”, che nei rispettivi campi si
dedicano ai necessari approfondimenti, alle manifestazioni dell’arte.
Voglio loro esprimere con umiltà un pressante invito a cercare di
rapportare, sempre, le loro preziose fatiche, connettere i loro
interessamenti allo spazio, quello vero, essenziale per una
consapevolezza, che ci consenta migliori connessioni tra la nostra
relativa intelligenza, arrogantemente dispotica, intollerabilmente
superba, e la immensa relatività dell’universo; infine, uscire dalla
“torre d”avorio” e contaminarsi, conoscere le situazioni pietosamente
presenti sul pianeta, non perdere di vista i diritti del totale esistente.
Dallo spazio dove vivono incontaminati, gli ideali, le utopie i puri
desideri lievemente scendono si fermano nelle menti, nei cuori nostri
ed il pianeta vivente li nutre, li avvolge in un abbraccio totale, li
contamina con le parzialità, i difetti umani, ma l’abbraccio non li
soffoca, non li sminuisce; la loro vitalità non può essere ridotta dalle
umane miserie, non necessita di sostegno da parte di coloro che sono
convinti di essere gli eletti. Tutti siamo scelti a dare loro dimora nel
più profondo della nostra personalità; tutti dal vicino di casa al più
lontano, dall’incolto al sapiente ne portiamo il lievito, gli impulsi,
consapevoli o meno. Quando la consapevolezza di tanto patrimonio
animerà la maggior parte di noi, quando i poteri che indirizzano
verso le loro inaccettabili visioni avranno almeno un minimo di
discernimento della grettezza in cui navigano, soltanto allora potrà
avere inizio il cammino che trasformerà l’utopia in concreta realtà,
pur con gli squilibri temporaneamente tollerabili. Queste riflessioni
apprezziamole come un concreto faro ed una netta tendenza, non
limitandoci ad una idealizzata considerazione, ma inseriamola nei
comportamenti quotidiani per contrastare ignavia, egoismi e
convenienti moderazioni..... continua
(tratto da Deep Revolution "Conoscenza e consapevolezza" 2011 edizione Lulu)
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