Il misticismo, oggi, potrebbe essere considerato come fase evolutiva
di quello tracciato già nella preistoria, felicemente raffinato dal
pensiero scolastico; la mistica odierna (v. Thomas Mertorn e gli
altri) si discosta poco da quella medioevale, per lo meno in ambito
cristiano. Il divino manifestarsi nel personale intimo, l’irrompere del
soprannaturale nelle più profonde spiritualità del mistico, si può
considerare il possibile apice di una lunga fase di inseminazioni
contemplative; una solitudine interiore, considerabile come mezzo,
come preludio per l’eventuale afflusso di luce. Per quel poco che
sappiamo dell’animo orientale non dovrebbe esserci una sensibile
diversità in quel misticismo. La svolta decisiva,
l’imprevedibile sviluppo, dovrebbe fare base sulla più approfondita,
concreta conoscenza dei dati di cui siamo formati noi e l’universo
in cui viviamo; umanità come immensa quantità di atomi che
mobilitano la loro vita sostanzialmente energetica, nell’armonico
moto ed intimo rapporto d’amore dei vari costituenti. Quell’amore
che va molto oltre i naturali istinti riproduttivi, supera quello portato
al sangue del proprio sangue, che non legato ad una personale
proprietà, allarga e valorizza i limiti dell’umano. La musica
strumentale, senza le parole che esprimono in chiaro sentimenti ed
affettività limitati, può aiutare ad immettere in noi la concreta
presenza del sublime che ci abbraccia, di cui troppo spesso non
abbiamo sufficiente consapevolezza. Percepire, rendersi conto
profondamente, intimamente dell’immensità di cui siamo quota
cosciente e pertanto eccelsi, pur nel nostro limite (probabilmente al
pari di eventuali presenze intelligenti, viventi altrove); orientarci a
vedere le realtà terrestri in una immagine molto diversa, più
significativa di quella che possono darci arcaiche indicazioni. Il
disprezzo delle cose del mondo, presente nel misticismo medioevale,
oggi potrebbe esser visto in modo diverso, anche se in mistica
concordanza con esso; è inammissibile disprezzare le cose del
mondo, perché noi stessi ne facciamo parte. E’ un grave errore dal
punto di vista religioso non vedere le molte cose belle come dono
divino e non apprezzarle è quasi una bestemmia. In perfetta
concordanza con la propensione ascetica è un atteggiamento di
distacco verso interessi ed affettività rivolti a meschini desideri,
eccessivo apprezzamento del privato, del personale possesso; come
conseguenza immediata si ha un allontanamento, un
ridimensionamento di quel che fa parte delle nostre affettività, dei
nostri gretti interessi. Tutta la proprietà che va oltre le innegabili
necessità quotidiane e del futuro prossimo, può essere considerata
una grave limitazione della personale essenza umana; la profonda,
intima percezione che niente può esserci estraneo è una ricchezza
senza prezzo, non valutabile venalmente, un senso di serenità, di
compiutezza e di gioia, difficilmente conquistabile altrimenti.
Qualsiasi proprietà che eccede quanto detto, riduce la reale intuizione
che siamo cellule coscienti di una infinità; lontani da qualsiasi
possesso, anche di beni gratificanti, che superbamente esaltino la
personale magnificenza. La condizione umana non ci consente di
conoscere l’immensità del vero reale, pur con la nostra piccola
intelligenza, faticosamente possiamo aggiungere frazioni di
conoscibilità al totale conoscibile.
Aspetti mistici “concreti”, extra-umani possono riscontrarsi,
numerosi, anche in campo biologico; uno per tutti: Alcune proteine
(siamo nel campo della genetica molecolare) non trovano la
possibilità di passare dalla struttura bidimensionale allungata a quella
tridimensionale, indispensabile per svolgere l’attività biochimica; in
loro aiuto per la necessaria modifica, va un tipo speciale di proteina
chiamata chaperon, che con una cavità predisposta (una tana, una
culla, un grembo) le accoglie (amorevolmente), le ripiega a
gomitolo, nella struttura corretta per la biochimica attività. Semplice
e tangibile dimostrazione di mistico amore, anche a livello
molecolare, per ognuno di noi e di tutto il vivente.
Lucrezio ha donato la poesia alla scienza; oggi possiamo apprezzare
anche l’intenso carico mistico dell’intimità materica, della sua
spirituale conoscenza, della luce che emana l’intrinseca luminosità
della materia.
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