Negli anni
scorsi ho conosciuto una gentile insegnante di materie letterarie, in quel
tempo già in pensione. Aveva concluso gli studi liceali con il massimo dei
voti. Era fermamente convinta che la democrazia era nata e sviluppata
nell’Atene di Pericle, sottovalutando il grandissimo numero di persone in buona
parte in stato di schiavitù, guidati, comandati da pochissimi superdotati di altissima
cultura. Purtroppo le sue convinzioni
non erano minimamente cambiate; la partecipazione alle elezioni politiche
odierne avrebbe, secondo il suo parere, dovuto essere riservata soltanto alle
persone dotate di alto bagaglio culturale.
Riflessioni
personali: chissà cosa avranno imparato da lei i suoi alunni?
Passando a
riflessioni concrete, quello che mi è impossibile accettare è il suffisso CRAZIA.
In una società di uomini liberi non è ammissibile che ci siano alcuni che
comandino e altri che obbediscano; tutti dovremmo partecipare paritariamente ed
organicamente alla gestione della cosa pubblica e conseguentemente all’uso
globale e individuale delle risorse ambientali. Fatte queste considerazioni, mi
sento autorizzato a suggerire la modifica del termine democrazia; potrebbe essere più corretto usare un termine come DEMOPOIEIA o similare,
con il chiaro significato che è il popolo nella sua interezza, nella sua
unitaria organicità che agisce, che coopera responsabilmente con gli eletti che si assumo l’apprezzabile compito di impegnarsi per il bene
di tutti.
La democrazia enfatizzata spesso artatamente, di fatto ubiquitariamente inesistente è una ulteriore riprova che l’intelligenza umana è limitata e
conseguentemente mal utilizzata. Un unico esempio: la vetusta encomiabile
democrazia inglese, si perde nella inaccettabile ereditarietà della famiglia
reale, per di più considerata capo della religione anglicana.
Non ho
sufficienti conoscenze delle operatività asiatiche per azzardare
riflessioni critiche.
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