(tratto da Deep Revolution "Conoscenza e consapevolezza" 2011 edizione Lulu)
Mal compreso il concetto, la pratica percezione della ecologia;
eppure la sua definizione, la concreta naturalezza del riconoscerne
l’intimo significato, è di una semplice accessibilità da parte di
chiunque, anche da chi è “povero di studi”.
Il concetto di ecologia è legato, in maniera indissolubile, all’attivo
equilibrio dei sistemi del nostro mondo fisico e biologico
costantemente correlati, fornendo i giusti contrappesi alla continua
variabilità degli assetti.
A questa attività operante nel corso di tempi lunghissimi, sempre
autonoma, si è aggiunta adesso l’attività progressivamente
disturbante della umanità; incoraggia i consumi e la tendenza allo
squilibrio numerico umano, aggravato dalla pretesa di incrementare
l’utilizzo di risorse sempre più insufficienti, per di più mal
distribuite. Conseguente il continuo aumento della disarmonia tra
umanità da una parte ed ambiente e suoi ecosistemi dall’altra.
Ogni essere umano è un “consumatore” su un pianeta la cui capacità
di mantenere tutte le sue creature è limitata; da un punto di vista
etico bisogna condannare l’accettazione sociale di una fecondità e
riproduttività umana illimitata.
Il punto nodale della maggior parte dei problemi economico-sociali e
non solo, resta sempre la eccessiva presenza umana, che sfrutta la
natura, squilibra risorse che sono, e lo saranno sempre di più,
limitate.
Già nel 1972 il norvegese Arne Naess aveva proposto una
“Piattaforma della ecologia profonda” con la quale intaccava il
concetto di progresso e le idee-guida della civiltà industriale, che
hanno portato all’attuale modo di vivere e quindi al dramma
ecologico; nessuna specie vivente può beneficiare di particolari diritti
per vivere e riprodursi più di qualsiasi altra. Non sono stati molti gli
interessati ai nuovi aspetti degli equilibri ambientali, prospettati dal
Naess. Raramente diffusi dai grandi mezzi di comunicazione i
relativi concetti; pochi hanno sentito parlare di Ecologia Profonda.
Questa non può considerarsi una contrapposizione, ma un necessario
completamento della ecologia superficiale (o di superficie)
Questa è l’ecologia di cui tutti parlano, cioè il vigilare affinché il
progresso umano avvenga senza inquinamenti che superino
determinate soglie, senza modificare troppo l’ambiente, mantenere
pulito il paesaggio. Per non superare le quote di inquinamento
stabilite(?), installare filtri, depuratori e quant’altro può servire a
rendere “pulita” la natura, goderne il magnifico nitore ed ornamento!
Già è qualcosa, anche se nettamente insufficiente ed abbastanza
lontana da una corretta percezione del semplice concetto di ecologia.
Noi e tutti gli altri esseri siamo “sfaccettature di una singola realtà in
svolgimento”. L’ecologia profonda dà evidenza al valore intrinseco
della natura, oltre che come condizione geofisica, come stato
d’animo; va oltre l’analisi spicciola dei problemi ambientali, esprime
una visione completa del nostro pianeta, il necessario armonico
rispetto e la corretta considerazione dei componenti naturali. La
prevalenza di una qualsiasi parte, che non si proporziona con il
restante, non può che causare ripercussioni su tutto il sistema.
Devall e Sessions nel 1989 hanno stilato una piccola serie di consigli
per un comportamento sociale che recepisca l’idea della ecologia
profonda. Perfino notevoli quote di “intellettuali” non hanno sentito
parlare di ecologia profonda; per i mezzi di comunicazione di massa
è un concetto che non esiste, anche se nella sua essenza è di una
semplicità stupefacente.
Un “ecosistema” non genera rifiuti e gli scarti di una specie
naturalmente elaborati, possono essere utili per un’altra; la diversità
garantisce la capacità del recupero. Pochi ne parlano, inascoltati.
Il sottofondo che ci trasciniamo dall’infanzia porta ad un desiderio di
oggetti, ad una corsa verso un incremento continuo di beni materiali.
Siamo tutti convinti che la competizione sia la principale molla del
progresso e la nostra specie è l’unica degna di considerazioni etiche;
è un cammino che genera molte perplessità ed offre possibilità di
imprevedibili deviazioni e gravi esiti.
Consiglio sempre valido: Informarsi e riflettere. Il valore della
Scuola Medica Salernitana aveva una chiara base: Observatio et
ratio. C’è di mezzo il presente ed il futuro nostro, delle generazioni
che verranno, cui stiamo preparando eredità che daranno spazio a
problemi di sempre più difficile soluzione.
Notevole apprezzamento per l’importante impegno del gruppo di
studiosi canadesi, guidati da Ted Mosquin, che nel 2004 hanno
redatto il “Manifesto della Terra” nel quale riprendono la tesi della
Piattaforma della ecologia profonda di Naess. Lo scopo è quello di
“estendere ed approfondire la comprensione dell’Ecosfera e dei
valori primari del pianeta Terra . . . . ampliare e riconoscere il valore
intrinseco della terra, degli oceani, degli animali, delle piante e delle
altre creature”. Paolo Scroccaro parla di Ecosofia e dice che essa è
“la posizione mentale di chi sa che occorre chiudere il rubinetto della
crescita, del consumismo e dello spreco che è rimasto aperto per
troppo tempo”. Osserva ancora che nel mondo devastato dalla
tecnica potrà rifiorire una nuova ospitale dimora; sarà così possibile
recuperare il degrado sociale che l’epoca mercantile aveva
marginalizzato e con esso lo spirito della comunità non utilitaristica,
rispettosa di tutti gli esseri, sensibile alla sacralità dell’ordine
dell’universo.
La indiana Vandana Schiva si batte per la difesa delle eco
sostenibilità, della biodiversità e dei diritti delle popolazioni locali.
La Geofilosofia è attenta soprattutto alla naturale estetica del
paesaggio, integrato con l’attività umana necessariamente rispettosa
al suo riguardo.
Rimane solo la speranza che tutti quanti, specie chi fa il buono ed il
cattivo tempo, possiamo mettere la testa a partito, usare con minore
incoscienza l’intelligenza che abbiamo.
Con i derivati tecnologici, la scienza si inserisce imperiosamente
nelle attività umane; nel corso del tempo ha avuto la funzione di
aggiungere conoscenze, connetterle tra loro, sviluppare
progressivamente la cognizione di realtà, per mezzo delle quali la
razionalità umana poteva comprendere se stessa e ciò che le sta
attorno. Una strada “senza fine” per cui raggiunto l’esito cercato,
questo attiva l’impulso ad ampliare il già conosciuto. L’immediato
frutto della scienza è la tecnologia che, partendo dall’acquisito e dai
nuovi strumenti che ha prodotto, porta a vedere panorami nemmeno
sospettati. Esponenzialmente si crea un circolo virtuoso su quella
strada che non ha fine....continua
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