Dalla recente pubblicazione del libro "1543-Disfatta globale del geocentrismo" pubblichiamo la Prefazione:
1543. A prima vista
dal titolo potrebbe essere catalogato come un ulteriore trattato di astronomia,
un libro storico, scientifico ma dietro a una semplice data si nasconde un
mondo che l'autore ha cercato di far comprendere e apprezzare al lettore.
1543, anno di nascita
della rivoluzione copernicana. A un lettore poco attento o superficiale,
potrebbe sembrare una data banale come tante altre, per un lettore un po più
attento una data di rilevanza scientifica, ma per in nostro autore corrisponde
all'anno zero, in cui la luce del sovvertimento entra a illuminare e squarciare
il buio della superbia umana. A prima impressione sembra complicato poter
dare una degna identificazione a questo libro, non perché sia di difficile
comprensione ma perché ogni tentativo di catalogazione sarebbe inutile e
riduttivo. L'autore abbraccia ogni possibile genere
toccando la storia, la fisica, la religione, l'attualità. Filo conduttore di tutto è sempre quella semplice ma
fondamentale data, 1543. L'autore espone non una sua teoria ma una semplice
costatazione alla portata di tutti e cioè che l'uomo prima della rivoluzione
copernicana, per i suoi naturali limiti si credeva re e centro dell'universo. Carmelo Briguglio, in piena umiltà e dichiarando
sempre la sua semplice insignificanza di essere umano, parte di un meraviglioso
tutto che ci circonda, vuole stimolare il lettore ad ampliare il proprio
orizzonte, a scendere da quel piedistallo auto-costruitosi per guardare non da
ottuso cieco ma con occhi di meraviglia, la stupenda terra, nostra UNICA CASA e
l'universo, che ci deve far ricordare che siamo solo dei piccoli tasselli di un
puzzle immenso. L'autore si sente obbligato con amarezza di
denunciare tutto e tutti: i così detti grandi della terra. Politici avari di ricchezze, artisti bravi solo nei
lori piccoli campi di studio, capi religiosi che dichiarano il loro diretto
contatto con un divino che non è possibile conoscere data quell'immensa
distanza tra il creatore e la creatura. Tutti
colpevoli di arrogante superbia e soprattutto di gretta convinzione di essere i
migliori e di possedere le verità assolute. Ma
come dice Carmelo, in un mondo in cui regna il relativo non c'è posto per
questo fantasioso assoluto e l'uomo in piena umiltà dovrebbe riconoscerlo. Certo il passare dalle stelle alle stalle non è
facile, ma le stalle se ordinate e pulite possono emanare un nitore da lasciare
senza fiato. Il nostro Carmelo puo' essere etichettato
come visionario, utopico, folle? Per qualcuno forse potrebbe essere, ma lui da
cocciuto Don Chisciotte corazzato di dignità di essere uomo e armato della
spada di sete di conoscenza continua imperterrito a cercare la verità. Questo libro non è un'opera carica di pessimismo, ma
rivalutazione di ognuno di noi. L'insignificanza, concetto che potrebbe far
rabbrividire ognuno di noi per l'autore diviene un solido piedistallo ancorato
a dura roccia da cui slanciarsi verso orizzonti che non possono essere
eguagliati da nessun ipotizzato paradiso futuro costruito dall'immaginazione
umana. In nostro paradiso è qui, ci viviamo giornalmente. Sta solo a noi
decidere se saperlo e volerlo vivere in piena armonia con tutto il resto che ci
circonda, che ci avvolge, per creare quella rete, quel tessuto connettivo che
può solo lasciarci solo senza fiato.
É questo l'invito
dell'autore, non un poeta, non uno scrittore ma un vecchio cieco che sa vedere
meglio di tutti noi e che per primo ha saputo mettersi in discussione e
cercando sempre più di ogni altra cosa, il confronto, il dibattito, il perché,
su ogni cosa.
Un libro immenso, di
poche pagine.
Gabriele Di Stefano
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