martedì 24 luglio 2012

RE del CREATO,IMMAGINE e SOMIGLIANZA di DIO


Molte possono essere le riflessioni, le argomentazioni, i fatti concreti  che suscitano gravi perplessità sul grado e l’entità della intelligenza umana.   Le parole  che esprimono quella  inqualificabile convinzione del titolo  sono la prova migliore che l’uomo e l’umanità che lo comprende  hanno un grado di intelligenza molto basso, troppo lontano  dall’arrogante concetto che dovrebbe certificare l’alta “intelligenza” umana, sostenuta dalle numerose  personalità che popolano da sempre la superbia e di conseguenza la stupidità della razza.    Non dimentichiamo  di includere nelle considerazioni anche  la sensibilità,  l’affettuosità  ( pratiche, semplici manifestazioni  del puro amore?)                                                                                        L’umanità è indubbiamente una parte importante del grande complesso  che costituisce il nostro pianeta;  quella parte che nell’ultra millenario processo evolutivo è riuscita ad imporsi (dato il grado evolutivo ancora in fase iniziale)  in modo ignorante e superbo su tutto il restante ambiente biologico e fisico.  Il deficit intellettivo ancora alto e l’uso squilibrato, schizofrenico di quelle poche buone  qualità in possesso, spiegano abbondantemente i disastri e le ignominie che scioccamente ma drammaticamente  la “colta”,  ma purtroppo ignorante umanità,  ha compito ed imperterrita continua a compiere,  anche contro se stessa.       Quelle azzardate proclamazioni bibliche possono trovare relativa giustificazione nelle scarse conoscenze, quel quasi nulla di conosciuto al di la di un orizzonte visto da una ridotta visione.  Era comprensibile credere che  la volta stellata fosse il limite assoluto in cui un dio piccolo,  molto piccolo potesse manifestare la propria onnipotenza; fatte le necessarie ed ovvie differenze un piccolo dio poteva essere assimilato ad una divinità pagana come  il Giove dei romani o altre divinità del continente asiatico.       Le cose concrete che oggi conosciamo, anche se male (e non sappiamo se supereranno le prove di ulteriori o diverse concretezze) hanno una validità  che costituisce una base autorevole, validità che sicuramente non hanno fantasiose creazioni del passato, anche se per umiltà possiamo ammettere qualche dettaglio rivalutativo.                                                 Limitando le considerazioni alla nostra galassia  (la Via Lattea),  -   di per se già smisurata per il grandissimo numero di stelle ed altri corpi non stellari,   -   possiamo dire che tutte le costruzioni ideali ed idealizzate,  tuttora  circolanti,   non hanno un minimo di credibilità; di conseguenza  le influenze e le direttive comportamentali elargite dai “sapienti” sono da seguire ed accettare con notevole perplessità,  con rigoroso spirito critico.

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L’uomo ed il leone,  il canarino e l’aquila,  il delfino ed il merluzzo,  Il papavero e la quercia,  le foreste,   i deserti,   i fiumi,   le montagne,  gli  oceani,          liberi versi di una poesia,    note corali di armonia,              planetaria                                                                                                                          briciole di una divina immensità,   percepiti frammenti di inconoscibile assoluto.


L’uomo con superba intelligenza, turba tutto.

carmelobriguglio1930@gmail.com

giovedì 12 luglio 2012

Un passerotto lontano un miglio


. . . . .Un  passerotto  lontano  un  miglio

Non facile vedere un passerotto lontano un miglio; non vederlo non vuol dire che non c’è, vive la sua vita nonostante la nostra incapacità per percepirne la innegabile presenza.                         L’impossibile o difficoltosa percezione da parte nostra, significa soltanto che i nostri sensi naturali hanno possibilità sicuramente limitate.

Le “stampelle tecnologiche” favoriscono o permettono la possibilità di un cammino più lungo.

Le stampelle sono il frutto, uno dei frutti, della  “intelligenza” umana così come la rete che costruisce il ragno è frutto dell’intelligenza istintuale dei ragni, ed il favo, costruito con elegante geometria,  delle api.

Sono numerosi gli esempi di intelligenza istintuale in campo animale extra-umano. 

Gli  esempi proposti hanno il preciso  significato di connette la vita del singolo inserendola  nell’ armonica vita della comunità di appartenenza.

I processi intellettivi devono tener conto  che le “stampelle” non possono essere utilizzate in maniera incongrua (per non essere maleducato)  turbando l’equilibrio e l’armonia della società umana di cui tutti facciamo parte.

E' necessaria una concreta ripartizione di doveri e diritti.

La meritocrazia, i meriti personali (non confondiamoli con i personali talenti naturali ) sono  sbandierati enfaticamente da coloro che quasi sempre possiedono “meriti” per situazioni economiche indipendenti dal proprio lavoro, dalle loro fatiche,  o pervenuti  da eredità immeritate; accenniamo soltanto alle furbe illegalità, ai comportamenti delittuosi,  alle leggi promulgate per favorire immeritatamente gruppi e persone.

L’intelligenza, anche se fosse il doppio, o dieci volte di più di quella che abbiamo, non può bastare da sola a capire,  a prendere consapevolezza dei numerosi aspetti della vita  di ognuno di noi e della intera società umana,  non dimenticando i variegati ed armonici componenti della realtà planetaria.

Un concreto aiuto lo possiamo,  lo dobbiamo trovare  nelle sottovalutate ricchezze che giacciono, spesso sconosciute,  nel più riposto  patrimonio della nostra  umanità;  quel patrimonio di sensazioni, affettività ed emozioni, di ripulsa per inconcludenti egoismi, di comprensione, di  (diciamolo pure) amore sempre presente anche se svilito.

Questo fruttuoso patrimonio,  nella umana  limitazione,  potrà consentire ai nostri ristretti cinque sensi di percepire ciò che è concretamente impossibile senza l’uso delle “stampelle”;  anche un cieco potrà vedere il passerotto lontano un miglio  che saltella  gioioso  da un ramo all’ altro di quell’ albero.