giovedì 12 luglio 2012

Un passerotto lontano un miglio


. . . . .Un  passerotto  lontano  un  miglio

Non facile vedere un passerotto lontano un miglio; non vederlo non vuol dire che non c’è, vive la sua vita nonostante la nostra incapacità per percepirne la innegabile presenza.                         L’impossibile o difficoltosa percezione da parte nostra, significa soltanto che i nostri sensi naturali hanno possibilità sicuramente limitate.

Le “stampelle tecnologiche” favoriscono o permettono la possibilità di un cammino più lungo.

Le stampelle sono il frutto, uno dei frutti, della  “intelligenza” umana così come la rete che costruisce il ragno è frutto dell’intelligenza istintuale dei ragni, ed il favo, costruito con elegante geometria,  delle api.

Sono numerosi gli esempi di intelligenza istintuale in campo animale extra-umano. 

Gli  esempi proposti hanno il preciso  significato di connette la vita del singolo inserendola  nell’ armonica vita della comunità di appartenenza.

I processi intellettivi devono tener conto  che le “stampelle” non possono essere utilizzate in maniera incongrua (per non essere maleducato)  turbando l’equilibrio e l’armonia della società umana di cui tutti facciamo parte.

E' necessaria una concreta ripartizione di doveri e diritti.

La meritocrazia, i meriti personali (non confondiamoli con i personali talenti naturali ) sono  sbandierati enfaticamente da coloro che quasi sempre possiedono “meriti” per situazioni economiche indipendenti dal proprio lavoro, dalle loro fatiche,  o pervenuti  da eredità immeritate; accenniamo soltanto alle furbe illegalità, ai comportamenti delittuosi,  alle leggi promulgate per favorire immeritatamente gruppi e persone.

L’intelligenza, anche se fosse il doppio, o dieci volte di più di quella che abbiamo, non può bastare da sola a capire,  a prendere consapevolezza dei numerosi aspetti della vita  di ognuno di noi e della intera società umana,  non dimenticando i variegati ed armonici componenti della realtà planetaria.

Un concreto aiuto lo possiamo,  lo dobbiamo trovare  nelle sottovalutate ricchezze che giacciono, spesso sconosciute,  nel più riposto  patrimonio della nostra  umanità;  quel patrimonio di sensazioni, affettività ed emozioni, di ripulsa per inconcludenti egoismi, di comprensione, di  (diciamolo pure) amore sempre presente anche se svilito.

Questo fruttuoso patrimonio,  nella umana  limitazione,  potrà consentire ai nostri ristretti cinque sensi di percepire ciò che è concretamente impossibile senza l’uso delle “stampelle”;  anche un cieco potrà vedere il passerotto lontano un miglio  che saltella  gioioso  da un ramo all’ altro di quell’ albero.

Nessun commento: