venerdì 4 novembre 2016

STABAT MATER?

Pubblicato su Sovvertitor di cuori e di costumi nel 2005

STABAT MATER

Ventiquattro di settembre
Millenovecento settantanove
Solo pochi decenni
Il tempo che è passato
Non millenni né secoli
Velano la memoria.
Non ancora la nebbia degli anni
Riduce l’ignominia
Rende flebile l’urlo di dolore
La collera a forza repressa
Nella piazza di Chajul
Piccola comunità umana
Meravigliosa esemplare unione
Di persone e natura
In terra di Guatemala
Terra depredata
In unità alle altre genti
Alle altre antiche civiltà
Che sotto i cieli delle Americhe
Soffrivano e godevano la vita.
Petrocinio tenera pianta
Di poche primavere
Attivo catechista
Agonizza solidale
Con gli altri sventurati compagni
Disumanamente privati anche di un piccolo segno
Pietoso di un cireneo
Di una Veronica.
Tragico palcoscenico
Per forzati impotenti spettatori
Inorriditi parenti e conoscenti
E la dolorosa madre.
Quindici terribili giorni
La via crucis di Petrocinio
Atroci le sevizie
Meticolosamente preparate le sofferenze
Prove per il funesto spettacolo
Con i Kaibeles addetti
Al sanguinante sipario
Che apre e chiude
Orrido flambè
La soluzione finale.
Tutto è consumato
La madre dolorosa
Non più sta
A piangere il figlio
Può tornare a casa
Prepararsi alle atrocità
Che presto
Subirà lei stessa


Mi sembra necessario per un’ articolata utilizzazione della intelligenza umana anche se inequivocabilmente modesta, cercare in un percorso di stringato equilibrio di inquadrare avvenimenti e riflessioni che cercino di seguire determinati percorsi nella più coerente ed equilibrata impostazione. Quanto detto non dimenticando mai le umane possibilità circoscritte in perimetri sempre ridotti anche se passibili di approfondite deduzioni.
 Tragica la descrizione di un avvenimento che dimostra dolentemente ignobili comportamenti riscontrabili in numerose dittature. È difficile, però, trovare nella letteratura e nella storia comportamenti di gruppi umani in esecrabili dittature che possano essere accostate al comportamento dei kaibeles, criminale braccio operativo della dittatura guatemalteca. La differenza tra l’immensa criminalità dei kaibeles guatemaltechi con la dolorosa ignominia impartita a Petricionio Menciù  e i suoi sventurati compagni è immensamente diversa per durata e per crudeltà da potere essere paragonata alle dolorose ma brevi  sofferenze subite dal Cristo concluse con la crocifissione. La differenza che non è cosa da poco sta nel fatto che Petrocinio e compagni sono esseri insignificanti mentre il Cristo nella concezione di quella precisa religiosità è contemporaneamente uomo e Dio. La via crucis conclusa con la morte per crocifissione è stata nei millenni scorsi ininterrottamente valorizzata per la precicua differenza già detta. Profondamente riconosciamo che le qualità delle varie manifestazioni artistiche connesse con la morte del Cristo sono quasi sempre manifestate con artisticità di elevatissimo valore. Quanto detto purtroppo conferma la sottovalutata sofferenza di un insignificante essere umano anche se nei fatti e nella sostanza è una creatura della eterna immensità. La concretezza umana di Petrocinio Menciù  non può trovare riscontri nella costruita duplice natura del Cristo che è e rimane anche egli una creatura della eterna immensità. La grandezza umana del Cristo e i suoi umani anche se brevi patimenti resta intangibile. Importante anche il partecipato dolore della madre. Per obbiettiva connettività non trascurabile tuttavia la drammatica, dolorosissima sorte subita dalla madre di Petrocinio.  Nel proseguo delle criminalità dei kaibeles , ignobilmente disumane, disumanità difficilmente raggiungibili, dopo incredibili sevizie, la madre sotto un albero ha agonizzato subendo ignobili comportamenti da parte dei custodi e dopo morta pasto per animali selvatici.

Il presidio sul cadavere è perdurato fin quando non è rimasto nemmeno un piccolo frammento delle ossa di quella sventurata madre. Quanto detto può dare spunto a numerose riflessioni. Confidiamo nella perspicacia e nella attenzione dei lettori che possano sviluppare equilibrate riflessioni e approfondimenti su ciò che succintamente è stato detto.

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