sabato 31 ottobre 2015

EQUILIBRIO parte 1°

Con Copernico, Galilei, Newton si era pervenuti ad una prima grande
sintesi della  cultura  scientifica,  un nuovo quadro del conoscibile e
relative  influenze  sulla  totalità  della  società  umana,  che  avrebbe
dovuto portare al progressivo sovvertimento di idee e comportamenti
che avevano imperato  per le insufficienti e mal valutate conoscenze.
Quelle preziose conquiste, per vari motivi (alcuni molto ovvii), non
hanno  trovato  rapporto  adeguato  con   pragmatici  comportamenti
sociali e con una razionalità che tenesse conto della diversa posizione
di cui si veniva a conoscenza.
Dovrebbe  esser  tempo  ormai,  tentare  di  avere  alla  luce  delle
notevoli  quantità  di  dettagli  conoscitivi,  che  oggi  possiamo
utilizzare,   una  visione  generale  di  tutto  l’insieme  che  è  in  noi  ed
attorno a noi; osservare la realtà meglio percepita, da angoli visuali
inconsueti, cercare, rivoltare, separare, eliminare, tentando di trovare
le  grandi  e  piccole  verità  e  valorizzare  quello  che,  dopo  ripetuti
controlli  e  valutazioni,  si  ritiene  accettabile.  Al  compimento  delle
faticose elaborazioni, predisporre il terreno adatto alla costruzione di
un  edificio  con  strutture  più  durevoli,  migliore  abitabilità,  ed  un
panorama che consenta il massimo allargamento della visione prima
non  possibile.  Per  la  personale  valorizzazione  dei  progressi  della
conoscenza,  è  indispensabile  che  si  inserisca  nel  proprio  corredo
cognitivo le conoscenze generali, almeno con la sintesi possibile per
ognuno, dopo il necessario lavorio critico, senza timore di respingere
quello  che  si  vorrebbe   fare  accettare  come  altamente  giusto,
veritiero  ed  immutabile.  Questa  fase  purtroppo  è  difficile  da
realizzare  (almeno  per  un’alta  percentuale  di  persone)  perché  le
qualità  necessarie  per  valutazioni  ed  azioni  efficaci,  subiranno
operazioni  di  svilimento  e  di  mantenimento  ai  livelli  più  bassi,  da
parte  di  coloro   che  hanno  le  possibilità  e  gli  interessi  per  farlo.
Qualità necessarie per opporsi a presunto altissimo sapere, insensibili
egoismi,  superbie  inaccettabili,  comode  assuefazioni;   si  persisterà
anche   nel  convincere  che  l’essere  umano  è  impastato  nel  male,  e
questo  per  necessità  bisogna  tollerarlo,  poiché  naturalmente
ineliminabile.  Si  tenterà  di  approfondire  più  avanti  il  problema  del
male.
Dovremmo, o meglio dobbiamo, per equilibrio intellettuale e spirito
di  conoscenza,  considerare  ciò  che  è  al  di  là  del  nostro  ambiente
abituale,  quello  che  mal  conosciamo  e  che,  nei  personali  limiti,
potremmo conoscere meglio. Tenere presente che la società umana, è
avvolta  in  una  rete  di  concezioni  e  comportamenti  molto  differenti
anche  in  seno  a  comunità  ristrette,  comportamenti  spesso  molto
lontani  dai  personali   modi  di  pensare  ed  agire;  microcosmi
multiformi  sovente  vincolati  da  catene  di  sufficienza  e  superbia,  in
mano a poteri di forte impatto che si considerano detentori di verità
e  di  grandi  meriti.  Chi  non  apprezza  o  disconosce  queste  doti,
necessita  (molto  evidente)  di  aiuti  e  direttive  da  seguire  con
tranquillo  adeguamento.      Possiamo  verosimilmente  supporre  che
già in epoche preistoriche, in ridotti raggruppamenti umani, qualcuno
con una più vivace apertura mentale (un poco più “furbo”) si sentiva
in dovere di guidare il gruppo. Per il bene di tutti  stabiliva la propria
supremazia,  facendo  comportare  gli  altri  conformemente  al  suo
illuminato  parere.  Col  passare  del  tempo  (è  la  Storia)  questi  vagiti
societari  si  ampliavano,  si  irrobustivano  creavano  le  comunità
nazionali, per arrivare, ci siamo quasi, al villaggio globale.
 Le diuturne vicende dell’intera umanità devono tener conto di quello
che  esiste  accanto  l’umano,  che  nell’armonico  divenire  determina
l’equilibrio  dell’insieme  vivente  e  fisico  e  riconoscere  umilmente,
che di questo insieme siamo solo una parte; non dimenticare il dato
di  fatto  indubitabile  che  il  pianeta  che  abitiamo  è  un  piccolissimo
frammento dell’universo.
Siamo solo modeste particelle, ma da tempo immemorabile abituati a
considerarci  il  Massimo;  questa  quasi  compassionevole  superbia  è
lievemente corretta dall’ammettere la perfettibilità.
Proviamo a trovare una strada che porti ad una coscienziosa, lucida
ristrutturazione  del  nostro  ruolo  e  della  nostra  intelligenza,   nella
precisa  ed  indiscutibile  constatazione  che  l’uomo,  per  naturale
limitatezza,  conosce  e  potrà  conoscere   solo  alcuni  frammenti  del
quadro della totale concretezza esistente.
Scegliere  tra  tante,  quelle  tessere  che  riteniamo  più  importanti  per
comporre un accettabile mosaico che possa prospettarci una corretta
via, per un ampliamento di una conoscenza adeguata e compatibile
con la nostra razionalità e per i consequenziali comportamenti.
Le conoscenze fisiche coordinate dal pensiero, che rapporto possono
avere  con  le  immensità  delle  realtà  che  sono  oltre  l’orizzonte  della
nostra  conoscenza?  Che  impulso  possono  determinare  verso  altro
umano  conoscibile?  Questo   impulso  può  essere  chiamato  cognitio
rerum  oppure  filognosia?  ---  Il termine, il concetto filognosia
potrebbe essere usato, con una certa frequenza, accanto a  filosofia,
concetto  importantissimo  che  per  millenni  ha  illuminato  la
razionalità,  anche  se  con  sottofondo  di  superbia.   Filognosia,  con
chiara  umiltà,  maggiore  aderenza  all’umano  conoscibile,  può
significare  migliore  coerenza  con  un  quadro  più  allargato  e
dettagliato  della  visione  attuale.   ---  Le  ipotesi  conoscitive
prospettabili,  verosimilmente,  non  potranno  trovare  una  solida  ed
affidabile  base  per  la  grandissima  e  preziosa  serie  di  laboriose
miniature, paziente e creativa operosità, innumerabili dettagli; niente
e nessuno, non illudiamoci, ci da la solida roccia su cui costruire la
fondamentale conoscenza del nostro esistere. Il grande lavoro della
scienza con le relative certezze, non potrà dare ciò che vorremmo;
le certezze  “scientifiche”  di  oggi  quanta  certezza  conserveranno  nel
prossimo futuro?
Una  base  possibile,  relativa,  si  può  trovare  nella  semplice
constatazione del  nostro esistere e  nella necessità, pragmaticamente
etica, di un equilibrio tra il singolo, il resto dell’umanità e l’ambiente
che  permette  la  vita;  essenziale  la  consapevolezza  di  una  parzialità
immersa  nella  totalità.      Importantissimo  il  lavoro  svolto  con
impegno da tutti coloro, “gli intellettuali”, che nei rispettivi campi si
dedicano ai necessari approfondimenti, alle manifestazioni dell’arte.
Voglio  loro  esprimere  con  umiltà  un  pressante  invito  a  cercare  di
rapportare,  sempre,   le  loro  preziose  fatiche,  connettere  i  loro
interessamenti  allo  spazio,  quello  vero,  essenziale  per  una
consapevolezza, che ci consenta migliori connessioni tra la nostra
relativa  intelligenza,  arrogantemente  dispotica,  intollerabilmente
superba,  e  la  immensa  relatività  dell’universo;  infine,  uscire  dalla
“torre d”avorio” e contaminarsi, conoscere le situazioni pietosamente
presenti sul pianeta, non perdere di vista i diritti del totale esistente.
Dallo  spazio  dove  vivono  incontaminati,  gli  ideali,  le  utopie  i  puri
desideri lievemente scendono si fermano nelle menti, nei cuori nostri
ed  il  pianeta  vivente  li  nutre,  li  avvolge  in  un  abbraccio  totale,  li
contamina  con  le  parzialità,  i  difetti  umani,  ma  l’abbraccio  non  li
soffoca, non li sminuisce; la loro vitalità non può essere ridotta dalle
umane miserie, non necessita di sostegno da parte di coloro che sono
convinti di essere gli eletti. Tutti siamo scelti a dare loro dimora nel
più profondo della nostra personalità; tutti dal vicino di casa al più
lontano,  dall’incolto  al  sapiente  ne  portiamo  il  lievito,  gli  impulsi,
consapevoli o meno. Quando la consapevolezza di tanto patrimonio
animerà  la  maggior  parte  di  noi,  quando  i  poteri  che  indirizzano
verso  le  loro  inaccettabili  visioni  avranno  almeno  un  minimo  di
discernimento  della  grettezza  in  cui  navigano,  soltanto  allora  potrà
avere  inizio  il  cammino  che  trasformerà  l’utopia  in  concreta  realtà,
pur  con  gli  squilibri  temporaneamente  tollerabili.  Queste  riflessioni
apprezziamole  come  un  concreto  faro  ed  una  netta  tendenza,  non
limitandoci  ad  una  idealizzata  considerazione,  ma  inseriamola  nei
comportamenti  quotidiani  per  contrastare  ignavia,  egoismi  e
convenienti moderazioni..... continua

(tratto da Deep Revolution  "Conoscenza e consapevolezza" 2011 edizione Lulu)

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