martedì 21 luglio 2015

Democrazia?

Negli anni scorsi ho conosciuto una gentile insegnante di materie letterarie, in quel tempo già in pensione. Aveva concluso gli studi liceali con il massimo dei voti. Era fermamente convinta che la democrazia era nata e sviluppata nell’Atene di Pericle, sottovalutando il grandissimo numero di persone in buona parte in stato di schiavitù, guidati, comandati da pochissimi superdotati di altissima cultura. Purtroppo  le sue convinzioni non erano minimamente cambiate; la partecipazione alle elezioni politiche odierne avrebbe, secondo il suo parere, dovuto essere riservata soltanto alle persone dotate di alto bagaglio culturale.
Riflessioni personali: chissà cosa avranno imparato da lei i suoi alunni?
Passando a riflessioni concrete, quello che mi è impossibile accettare è il suffisso CRAZIA. In una società di uomini liberi non è ammissibile che ci siano alcuni che comandino e altri che obbediscano; tutti dovremmo partecipare paritariamente ed organicamente alla gestione della cosa pubblica e conseguentemente all’uso globale e individuale delle risorse ambientali. Fatte queste considerazioni, mi sento autorizzato a suggerire la modifica del termine democrazia;  potrebbe essere più corretto usare un  termine come DEMOPOIEIA o similare, con il chiaro significato che è il popolo nella sua interezza, nella sua unitaria organicità che agisce, che coopera responsabilmente con gli eletti che si assumo l’apprezzabile compito di impegnarsi per il bene di tutti.
La democrazia enfatizzata spesso artatamente, di fatto ubiquitariamente inesistente è una ulteriore riprova che l’intelligenza umana è limitata e conseguentemente mal utilizzata. Un unico esempio: la vetusta encomiabile democrazia inglese, si perde nella inaccettabile ereditarietà della famiglia reale, per di più considerata capo della religione anglicana.  

Non ho sufficienti conoscenze delle operatività asiatiche per azzardare riflessioni critiche.

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