mercoledì 10 febbraio 2016

SANO DI MENTE ? PARTE 2°

Il misticismo, oggi, potrebbe essere considerato come  fase evolutiva
di  quello  tracciato  già  nella  preistoria,  felicemente  raffinato  dal
pensiero  scolastico;  la  mistica  odierna   (v.  Thomas  Mertorn  e  gli
altri) si discosta poco da quella medioevale, per lo meno in ambito
cristiano. Il divino manifestarsi nel personale intimo, l’irrompere del
soprannaturale  nelle  più  profonde  spiritualità  del  mistico,  si  può
considerare  il  possibile  apice  di  una  lunga  fase  di  inseminazioni
contemplative;  una  solitudine  interiore,  considerabile  come  mezzo,
come preludio per l’eventuale afflusso di luce. Per quel poco che
sappiamo  dell’animo  orientale  non  dovrebbe  esserci  una  sensibile
diversità  in  quel  misticismo.                    La  svolta  decisiva,
l’imprevedibile sviluppo, dovrebbe fare base sulla più approfondita,
concreta  conoscenza dei dati di cui siamo formati noi e l’universo
in  cui  viviamo;   umanità   come  immensa  quantità  di  atomi  che
mobilitano  la  loro  vita  sostanzialmente  energetica,  nell’armonico
moto  ed  intimo  rapporto  d’amore  dei  vari  costituenti.  Quell’amore
che va molto oltre i naturali istinti riproduttivi, supera quello portato
al  sangue  del  proprio  sangue,  che  non  legato  ad  una  personale
proprietà,  allarga  e  valorizza  i  limiti  dell’umano.       La  musica
strumentale,  senza  le  parole  che  esprimono  in  chiaro  sentimenti  ed
affettività  limitati,  può  aiutare  ad  immettere  in  noi  la  concreta
presenza  del  sublime  che  ci  abbraccia,  di  cui  troppo  spesso  non
abbiamo  sufficiente  consapevolezza.  Percepire,   rendersi  conto
profondamente,  intimamente  dell’immensità  di  cui  siamo  quota
cosciente e pertanto eccelsi, pur nel nostro limite (probabilmente al
pari  di  eventuali  presenze  intelligenti,  viventi  altrove);  orientarci  a
vedere  le  realtà  terrestri  in  una  immagine  molto  diversa,  più
significativa  di  quella  che  possono  darci  arcaiche  indicazioni.  Il
disprezzo delle cose del mondo, presente nel misticismo medioevale,
oggi  potrebbe  esser  visto  in  modo  diverso,  anche  se  in  mistica
concordanza  con  esso;   è  inammissibile  disprezzare  le  cose  del
mondo, perché noi  stessi ne facciamo parte.  E’ un grave errore dal
punto  di  vista  religioso  non  vedere  le  molte  cose  belle  come  dono
divino  e  non  apprezzarle  è  quasi  una  bestemmia.  In  perfetta
concordanza  con  la  propensione  ascetica  è  un  atteggiamento  di
distacco  verso  interessi  ed  affettività  rivolti  a  meschini  desideri,
eccessivo apprezzamento del privato, del personale possesso; come
conseguenza  immediata  si  ha  un  allontanamento,  un
ridimensionamento  di  quel  che  fa  parte  delle  nostre  affettività,  dei
nostri  gretti  interessi.  Tutta  la  proprietà  che  va  oltre  le  innegabili
necessità  quotidiane  e  del  futuro  prossimo,  può  essere  considerata
una  grave  limitazione  della  personale  essenza  umana;  la  profonda,
intima  percezione  che  niente  può  esserci  estraneo  è  una  ricchezza
senza  prezzo,  non  valutabile  venalmente,  un  senso  di  serenità,  di
compiutezza  e  di  gioia,  difficilmente  conquistabile  altrimenti.
Qualsiasi proprietà che eccede quanto detto, riduce la reale intuizione
che  siamo  cellule  coscienti  di  una  infinità;  lontani  da  qualsiasi
possesso,  anche  di  beni  gratificanti,  che  superbamente  esaltino  la
personale  magnificenza.    La  condizione  umana  non  ci  consente  di
conoscere  l’immensità  del  vero  reale,  pur  con  la  nostra  piccola
intelligenza,  faticosamente  possiamo  aggiungere  frazioni  di
conoscibilità al totale conoscibile.
Aspetti  mistici  “concreti”,  extra-umani  possono  riscontrarsi,
numerosi, anche in campo biologico; uno per tutti: Alcune proteine
(siamo  nel  campo  della  genetica  molecolare)  non  trovano  la
possibilità di passare dalla struttura bidimensionale allungata a quella
tridimensionale, indispensabile per svolgere l’attività biochimica; in
loro aiuto per la necessaria modifica, va un tipo speciale di proteina
chiamata  chaperon,  che  con   una  cavità  predisposta  (una  tana,  una
culla,  un  grembo)   le  accoglie  (amorevolmente),   le  ripiega  a
gomitolo, nella struttura corretta per la biochimica attività. Semplice
e  tangibile  dimostrazione  di  mistico  amore,  anche  a  livello
molecolare, per ognuno di noi e di tutto il vivente.
Lucrezio ha donato  la poesia alla scienza; oggi possiamo apprezzare
anche  l’intenso  carico  mistico  dell’intimità  materica,  della  sua
spirituale  conoscenza,  della  luce  che  emana  l’intrinseca  luminosità
della materia.

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