venerdì 6 novembre 2015

ECOLOGIA parte 1°

(tratto da Deep Revolution  "Conoscenza e consapevolezza" 2011 edizione Lulu)


Mal  compreso  il  concetto,  la  pratica  percezione  della  ecologia;
eppure  la  sua  definizione,  la  concreta  naturalezza  del  riconoscerne
l’intimo  significato,  è  di  una  semplice  accessibilità  da  parte  di
chiunque, anche da chi è “povero di studi”.
Il  concetto  di  ecologia  è  legato,  in  maniera  indissolubile,  all’attivo
equilibrio  dei  sistemi  del  nostro  mondo  fisico  e  biologico
costantemente  correlati,  fornendo  i  giusti  contrappesi  alla  continua
variabilità degli assetti.
A  questa  attività  operante  nel  corso  di  tempi  lunghissimi,  sempre
autonoma,  si  è  aggiunta  adesso  l’attività  progressivamente
disturbante della umanità; incoraggia i consumi e la tendenza allo
squilibrio numerico umano, aggravato dalla  pretesa di incrementare
l’utilizzo  di  risorse  sempre  più  insufficienti,  per  di  più  mal
distribuite.  Conseguente  il  continuo  aumento  della   disarmonia   tra
umanità da una parte ed ambiente e suoi ecosistemi dall’altra.
Ogni essere umano è un “consumatore” su un pianeta la cui capacità
di  mantenere  tutte  le  sue  creature  è  limitata;  da  un  punto  di  vista
etico  bisogna  condannare  l’accettazione  sociale  di  una  fecondità  e
riproduttività umana illimitata.
Il punto nodale della maggior parte dei problemi economico-sociali e
non solo, resta sempre la eccessiva presenza umana, che sfrutta  la
natura,  squilibra    risorse  che  sono,  e  lo  saranno  sempre  di  più,
limitate.
Già  nel  1972  il  norvegese  Arne  Naess  aveva  proposto  una
“Piattaforma  della  ecologia  profonda”  con  la  quale  intaccava  il
concetto  di  progresso  e  le  idee-guida  della  civiltà  industriale,  che
hanno  portato  all’attuale  modo  di  vivere  e  quindi  al  dramma
ecologico; nessuna specie vivente può beneficiare di particolari diritti
per vivere e riprodursi più di qualsiasi altra. Non sono stati molti gli
interessati ai  nuovi aspetti degli equilibri  ambientali, prospettati dal
Naess.  Raramente  diffusi  dai  grandi  mezzi  di  comunicazione  i
relativi  concetti;  pochi  hanno  sentito  parlare  di  Ecologia  Profonda.
Questa  non può considerarsi una contrapposizione, ma un necessario
completamento della ecologia superficiale (o di superficie)
Questa  è  l’ecologia  di  cui  tutti  parlano,  cioè  il  vigilare  affinché  il
progresso  umano  avvenga  senza  inquinamenti  che  superino
determinate  soglie,  senza  modificare  troppo l’ambiente,   mantenere
pulito  il  paesaggio.  Per  non  superare  le  quote  di  inquinamento
stabilite(?),  installare  filtri,  depuratori  e  quant’altro  può  servire  a
rendere “pulita” la natura, goderne il magnifico nitore ed ornamento!
Già  è  qualcosa,  anche  se  nettamente  insufficiente  ed  abbastanza
lontana da una corretta percezione del semplice concetto di ecologia.
Noi e tutti gli altri esseri siamo “sfaccettature di una singola realtà in
svolgimento”. L’ecologia profonda  dà evidenza al valore intrinseco
della  natura,  oltre  che  come  condizione  geofisica,  come  stato
d’animo; va oltre l’analisi spicciola dei problemi ambientali, esprime
una  visione  completa  del   nostro  pianeta,  il  necessario  armonico
rispetto  e  la  corretta  considerazione  dei  componenti  naturali.  La
prevalenza  di  una  qualsiasi  parte,  che  non  si  proporziona  con  il
restante,  non  può  che  causare  ripercussioni  su  tutto  il  sistema.
Devall e Sessions nel 1989 hanno stilato una piccola serie di consigli
per  un  comportamento  sociale  che  recepisca  l’idea  della  ecologia
profonda. Perfino notevoli quote di “intellettuali” non hanno sentito
parlare di ecologia profonda; per i mezzi di comunicazione di massa
è  un  concetto  che  non  esiste,  anche  se  nella  sua  essenza  è  di  una
semplicità stupefacente.
Un  “ecosistema”  non  genera  rifiuti  e  gli  scarti  di  una  specie
naturalmente elaborati, possono essere utili per un’altra; la diversità
garantisce la capacità del recupero. Pochi ne parlano, inascoltati.
Il sottofondo che ci trasciniamo dall’infanzia porta ad un desiderio di
oggetti, ad una corsa verso un incremento continuo di beni materiali.
Siamo tutti convinti che la competizione sia  la principale molla del
progresso e la nostra specie è l’unica degna di considerazioni etiche;
è  un  cammino  che  genera  molte  perplessità  ed  offre  possibilità  di
imprevedibili deviazioni e gravi esiti.
Consiglio  sempre  valido:  Informarsi  e  riflettere.  Il  valore  della
Scuola  Medica  Salernitana  aveva  una  chiara  base:  Observatio  et
ratio.   C’è di mezzo il presente ed il futuro nostro, delle generazioni
che  verranno,  cui  stiamo  preparando  eredità  che  daranno  spazio  a
problemi di sempre più difficile soluzione.
Notevole  apprezzamento  per  l’importante  impegno  del  gruppo  di
studiosi  canadesi,  guidati  da  Ted  Mosquin,  che  nel  2004  hanno
redatto il “Manifesto della Terra” nel quale riprendono la tesi della
Piattaforma della ecologia profonda di Naess. Lo scopo è quello di
“estendere  ed  approfondire  la  comprensione  dell’Ecosfera  e  dei
valori primari del pianeta Terra . . . . ampliare e riconoscere il valore
intrinseco della terra, degli oceani, degli animali, delle piante e delle
altre creature”. Paolo Scroccaro parla di Ecosofia e dice che essa è
“la posizione mentale di chi sa che occorre chiudere il rubinetto della
crescita,  del  consumismo  e  dello  spreco  che  è  rimasto  aperto  per
troppo  tempo”.  Osserva  ancora  che  nel  mondo  devastato  dalla
tecnica potrà rifiorire una nuova ospitale dimora; sarà così possibile
recuperare  il  degrado  sociale  che  l’epoca  mercantile  aveva
marginalizzato e con esso lo spirito della comunità non utilitaristica,
rispettosa  di  tutti  gli  esseri,  sensibile  alla  sacralità  dell’ordine
dell’universo.
La  indiana  Vandana  Schiva  si  batte  per  la  difesa  delle  eco
sostenibilità,  della  biodiversità  e  dei  diritti  delle  popolazioni  locali.
La  Geofilosofia  è  attenta  soprattutto   alla  naturale  estetica  del
paesaggio, integrato con l’attività umana necessariamente rispettosa
al suo riguardo.
Rimane solo la speranza che  tutti quanti, specie chi fa il buono ed il
cattivo tempo, possiamo mettere la testa a partito, usare con minore
incoscienza l’intelligenza che abbiamo.
Con  i  derivati  tecnologici,  la  scienza  si  inserisce  imperiosamente
nelle  attività  umane;  nel  corso  del  tempo  ha  avuto  la  funzione  di
aggiungere  conoscenze,  connetterle  tra  loro,  sviluppare
progressivamente  la  cognizione  di  realtà,  per  mezzo  delle  quali  la
razionalità  umana  poteva  comprendere  se  stessa  e  ciò  che  le  sta
attorno.  Una  strada  “senza  fine”  per  cui  raggiunto  l’esito  cercato,
questo  attiva  l’impulso  ad  ampliare  il  già  conosciuto.  L’immediato
frutto della scienza è la tecnologia che, partendo dall’acquisito e dai
nuovi strumenti che ha prodotto, porta a vedere panorami nemmeno
sospettati. Esponenzialmente si crea un circolo virtuoso su quella
strada che non ha fine....continua

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